Salpiamo alla scoperta di nuovi atolli alla ricerca dei frutti più succosi!! No, no, no cerchiamo colonie dove erigere più templi possibili! Macché, abbiamo bisogno di alberi, tanti alberi…. Questo è Small Islands!

  • Numero giocatori: 1-4
  • Età: 8+
  • Versione recensita: Playagame
  • Autori: Alexis Allard e Aurelie Guarino
  • Ingombro sul tavolo: Medio*

(*Minimo: tavolino da bar; Medio: tavolo da 4 persone; Importante: tavolo da 6+ persone)

Small Islands è stata una piacevole scoperta: acquisto fatto sulla spinta del “ci meritiamo una ricompensa per esser usciti, più o meno mentalmente sani, da questa quarantena!”. Così è arrivato a casa questo gioiellino, che miscela una meccanica da piazzamento tessere con l’azzardo della scommessa sugli obiettivi che si riusciranno a raggiungere nei turni successivi.

La scatola

Il setup è abbastanza veloce: ogni giocatore avrà due tessere coperte in mano, 4 gettoni risorsa e 4 casette del proprio colore, oltre ad una carta-obiettivo pescata a caso. Sul tavolo, le quattro tessere iniziali che definiscono la geografia base del nostro gioco; nonché, tre tessere scoperte tra cui scegliere, che provvederemo di volta in volta a rifornire da una “stiva” di tessere coperte. Infine, 4 tessere-nave del colore dei giocatori.

I componenti

Il regolamento è chiaro e scorrevole. Il gioco si volge in 4 round, scanditi ciascuno dall’approdo di una delle tessere-nave nel porto di un’isola. All’inizio di ogni turno ciascun giocatore pescherà due carte obiettivo – in aggiunta a quella già ricevuta in fase di setup – e fra queste dovrà scegliere l’obiettivo che definirà la sua strategia nel turno successivo. Già questo è un fatto a mio avviso interessante, poiché introduce quel tanto di rischio che rende il gioco più divertente. Le carte-obiettivo stabiliscono quali caratteristiche dovranno avere le isole per potervi impiantare le proprie colonie (certi rapporti quantitativi fra le risorse, la presenza di un certo numero di templi o di punti di approdo, o un mix di risorse e templi, etc..), e il punteggio ciascuna colonia frutterà al giocatore. Il gioco sta tutto nel piazzare le tessere in modo da “costruire” le isole su cui edificare le proprie colonie, assicurandosi che abbiano tutte le caratteristiche necessarie a maturare il maggior punteggio possibile, nella speranza che gli avversari non ci mettano lo zampino, chiudendo o aprendo un’isola contro le nostre aspettative, o modificando la sua dotazione di risorse, etc.

La partita al mare…

Lo svolgimento di Small Islands è rapido e piuttosto fluido. Nel suo turno, ogni giocatore aggiungerà alla propria mano una delle 3 tessere scoperte, e poi collocherà una tessera, agganciandola in una maniera “geograficamente” accettabile, ad una delle tessere già presenti sul tavolo; si verrà così formando un arcipelago di isole, che, di turno in turno, andrà a riempire il tavolo di gioco, fino alla fine del round: fine che sarà innescata nel momento in cui , dopo un certo numero di turni obbligatori, uno dei giocatori sceglierà di far approdare la propria nave nel golfo di un’isola. A questo punto cesserà ogni azione, i giocatori riveleranno il proprio obiettivo del turno, e verificheranno quali fra le isole esistenti soddisfano le condizioni prescritte dall’obiettivo per impiantarvi la propria colonia (collocandovi una casetta colorata) e così conseguire i relativi punti vittoria.

Un aspetto da considerare è che gli spazi edificabili sono individuati da appositi slot, che non sono presenti in tutte le tessere; potrà quindi capitare alla fine del round, che su una determinata isola non vi siano slot sufficienti per tutti i giocatori. In tale situazione, la scelta del momento in cui attraccare sarà decisiva; chi fa approdare la nave avrà infatti la precedenza nella scelta.

I materiali sono bellissimi, le tessere robuste e spesse, con disegni veramente graziosi; le carte obiettivo sono resistenti e con una grafica piuttosto intuitiva. Inoltre, essendo prive di testo, rendono anche il gioco del tutto indipendente dalla lingua. La scatola è capiente e ben organizzata, contiene anche parecchie zip-lock per contenere i gettoni punteggio – bellissimi -, che raffigurano pietre, e gettoni premio raffiguranti bussole, nonché le casette di ciascun giocatore, in legno colorato.

Tutto in ordine nella scatola

Small Islands un interessante mix di alea e di strategia. L’elemento casuale è dato dal fatto che le carte obiettivo, così come le tessere, sono pescate; ma è mitigato dalla possibilità di definire una strategia di medio-lungo termine, visto che ad ogni turno di gioco conosceremo già l’obiettivo del turno successivo: il che ci consentirà, ad esempio, durante un turno poco fortunato, di lavorare in previsione del futuro. Gli obiettivi sono ben pensati, e non di facilissima realizzazione; inoltre sono molto vari, il che produce un sicuro effetto competitivo. In base ai diversi obiettivi i giocatori potrebbero infatti avere interessi diametralmente opposti: alcuni cercheranno ad esempio di costruire isole piccole e in maggior numero possibile, altri poche isole grandi, e così via. A complicare il tutto, ogni giocatore dispone di 4 gettoni risorsa che, piazzati su una tessera esistente, possono modificarne le caratteristiche, e questo può far saltare completamente i piani degli altri. Insomma, l’interazione è notevole e con poche partite i giocatori impareranno facilmente a darsi parecchio fastidio.

Small Islands scala molto bene da due a quattro giocatori. E in tutti i casi il tempo partita rimane piuttosto contenuto. A variare l’esperienza di gioco, è stata poi prevista una versione avanzata, con carte obiettivo più complesse. Da menzionare, ancora la modalità solitario, per la quale è previsto l’utilizzo di un mazzo-automa, Alexis (dal nome dell’ideatore del gioco). Anche in questo caso, il gioco gira bene e sortisce un notevole effetto interattivo: Alexis, infatti è un avversario di tutto rispetto – d’altra parte il gioco è suo -, capace anche di fare molto male.

Il commento di mio marito: Dicono che small islands sia l’upgrade di carcassonne. io che in effetti non amo il secondo, gioco sempre volentieri al primo

Trovi il gioco (in inglese) qui