Villages of Valeria l’ho chiesto per il mio compleanno solamente per il suo titolo!!!

Villages of Valeria è stato una vera scoperta, su vari fronti! In primo luogo è interamente in inglese, e chi mi conosce sa quanto io sia una zappa in materia, eppure lo riesco a giocare con una facilità estrema: il regolamento è stato letto da Paolo, il quale a differenza di me, è portato per le lingue straniere e me ne ha fatto un sunto. C’è anche una carta-riepilogo azioni, per cui, imparate quelle 4 parole inglesi, è fatta!

  • Numero giocatori: 1-5
  • Età: 14+
  • Versione recensita: Daily Magic Games (Inglese)
  • Altre versioni: Il regno di Valiria, Pendragon (Italiano)– Valeria Cardkingdom (Inglese)– Margraves of Valeria (Inglese) – Quest of Valeria (Inglese)- Shadow kingdom of Valeria (Inglese)
  • Autori: Mihajlo Dimitrievski, Rick HolzgrafeIsaias Vallejo
  • Ingombro sul tavolo: Medio*

(*Minimo: tavolino da bar; Medio: tavolo da 4 persone; Importante: tavolo da 6+ persone)

La scatola

Si parte con una Carta-Castello per ogni giocatore, una mano di sei carte edificio e 3 monete ciascuno. Al centro del tavolo invece vengono formate due file: una di edifici e l’altra di avventurieri, con 5 carte ciascuna. Infine ogni giocatore sceglie e scarta dalla propria mano una carta edificio conseguendo la relativa risorsa senza costi. Ora si è pronti per giocare.

I componenti

La meccanica del gioco è molto particolare perché per ogni azione svolta da un giocatore nel suo turno, tutti gli altri giocatori potranno scegliere di “seguirlo”: la differenza starà solo nella diversa efficacia dell’azione: per il giocatore di turno l’azione avrà più effetti, inoltre in alcuni casi replicare l’azione potrebbe avere dei costi.

Al proprio turno, il giocatore attivo esegue le seguenti due fasi:

Recupera le monete impiegate nei turni precedenti sopra le sue carte Risorsa e poi sceglie un’azione tra queste:

  • Harvest (Raccolto): il giocatore attivo pesca tre carte. Gli altri ne pescano una.
  • Develop (Sviluppo): il giocatore attivo scarta una carta dalla propria mano per giocarne un’altra nel villaggio come Risorsa. Gli altri possono scartarne due per eseguire la stessa azione.
  • Build (Costruzione): il giocatore attivo gioca una carta dalla propria mano nel proprio villaggio pagandone i costi, poi pesca una nuova carta. Gli altri possono fare ugualmente ma senza pescare la carta.
  • Recruit (Reclutamento): il giocatore attivo paga una moneta d’oro per aggiungere un avventuriero al proprio villaggio. Gli altri possono pagarne due per eseguire la stessa azione.
  • Tax (Tassazione): il giocatore attivo prende una moneta e pesca una carta. Gli altri possono pescare una carta

Lo scopo è Raccogliere risorse, costruire edifici ed arruolare nuovi avventurieri per ingrandire e rendere celebre il proprio villaggio, perchè diventi la nuova capitale del regno di Valeria. 

Villages of Valeria finisce quando si raggiunge il limite di carte da giocare, che cambia secondo il numero di giocatori al tavolo. Si contano i punti vittoria ottenuti da carte Edificio, carte Avventuriero, poteri speciali degli edifici e le monete rimaste e si determina il vincitore.

Unico punto un po’ difficile da far capire ai giocatori inesperti è stato il fatto che le carte edificio hanno due funzioni: girate in una maniera rappresentano l’edificio che andremo a costruire, e mostrano le risorse necessarie alla costruzione; giocate capovolte, rappresentano invece la risorse acquisite mediante le azioni Sviluppo, e vengono posizionate sotto la carta castello in modo da mostrare le risorse a nostra disposizione.

Le Carte Edificio, poi come è ovvio innescheranno situazioni di “combo”, perché determinano effetti di vario tipo: perenni, momentanei o che si attivano in determinate situazioni.

Dettaglio delle carte

Villages of Valeria ha avuto talmente tanto successo da esser diventato una collana, che si compone di: Quest of Valeria, Margraves of Valeria, Shadow kingdom of Valeria e Valeria Cardkingdom, unico titolo, quest’ultimo, recentemente portato in Italia da Pendragon con il nome Il regno di Valiria. (AAARGH!!! Ma perchè Valiriaaaaaaa??)

Se proprio volete il gioco tradotto cercate Il regno di Valiria, altrimenti potete andare anche sui titoli inglesi, perché se sono riuscita a giocarli io, vi assicuro che sono alla portata di tutti. Io l’ho già proposto con successo anche a mio figlio Antonio, di 9 anni, che lo gioca tranquillamente senza difficoltà, e anzi impara anche qualche termine inglese in più.

Il gioco è abbastanza veloce: le azioni sono definite sulle carte da simboli abbastanza immediati, non ci sarà bisogno di guardare costantemente il prospetto esplicativo per comprendere l’effetto della carta.

I giocatori rimangono sempre coinvolti nel gioco, riducendo drasticamente la sensazione di downtime, dato che, a tutti gli effetti, si gioca anche quando non è il nostro turno. Tra l’altro, dovremo tener conto del fatto che le nostre scelte daranno modo anche agli altri di replicare, il che aggiunge notevole profondità al gioco. Magari vi troverete a scegliere di non fare una certa azione, per farla a sbafo replicando quella di altri, oppure sceglierete di eseguirne un’altra valutando che altri non saranno in condizione di seguirvi.

Ci sarà bisogno, però, di un po’ di attenzione, per non dimenticare di utilizzare qualche effetto perenne attivato da carte giocate in precedenza: anche questo aspetto è parte integrante del gioco.

Le carte hanno una grafica bellissima; i soldi sembrano piccole caramelline gialle, insomma poco hanno a che fare con il denaro, ma li trovo comunque carini. Ci sono i simboli-castello in legno per quantificare il numero di edifici/carte costruiti e poi c’è il mega castello che serve ad indicare l’azione in corso nel turno. Insomma, i componenti per me sono più che validi, tra l’altro in una scatola che ottimizza gli spazi e rende il gioco facilmente trasportabile.

Ho giocato varie volte anche nella versione in solitario che cambia poco le regole, e ho trovato, come quasi sempre quando provo un gioco in solitario, che fare questa modalità spesso aiuta a capire meglio il gioco.

Insomma io non posso che consigliare Villages of Valeria, e, anche se non l’ho provato in prima persona, credo che Il regno di Valiria regali un’esperienza di gioco simile, se non addirittura migliore: dopo tutto è uscito in tempi più recenti, in seguito a campagne kickstarter seguite da giocatori che già conoscevano l’originale e che lo hanno inequivocabilmente promosso.

Il commento di mio marito: non regalate a vostra moglie un gioco che porta il suo nome: servirà solo ad accrescerne la megalomania

Trovi il regno di Valiria qui